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Carino e la Felicitas
28.7.2003
Ciao,
 ho letto con molta attenzione il tuo sito ed ancora con maggior attenzione questo "angolo della posta". Anche io sono un appassionato di numismatica romana, ma più per il valore intrinseco e storico che per quello veniale.
Ti scrivo perché volevo sottoporre alla tua attenzione una moneta che ho preso a Parigi lo scorso Capodanno. 
La moneta in oggetto, come puoi vedere dalla scansione, è un Antoniniano di Caro, al diritto IMP C M AVR CARINVS AVG, con il busto radiato di Carino verso destra ed al rovescio SAECVLI FELICITAS con Carino rivolto verso destra che tiene una lancia ed un globo. La moneta è della Zecca di Lione (Lugdunum). Il tondello mi sembra ben fatto soprattutto nei bordi e non è ferro magnetico. L'asse di conio è a ore 1, ed il diametro è tra i 20 ed i 22 mm. Cosa ne pensi? in fondo alla mail troverai il mio parere personale, che ti pregherei di leggere solo dopo una tua attenta analisi in modo da non condizionarti.
Grazie per l'eventuale risposta.

GS

fig. 1
Roma, 14.9.2003
Egregio Lettore
di seguito ti fornisco la descrizione della moneta di figura, classificabile come  C 120  ovvero come RIC 214 :

Antoniniano

D. Busto di Carino,1 radiato, drappeggiato e corazzato a destra.
IMP C M AVR CARINVS AVG2

R. L'imperatore in piedi a destra, sorregge una lancia e un globo.
SAECVLI FELICITAS34


Immagini di confronto per questa moneta sono reperibili ai seguenti indirizzi (a fianco ho riportato, laddove disponibili, le caratteristiche fisiche delle monete):

  • http://www.wildwinds.com/coins/sear/s3471.t.html (che fornisce quattro esemplari, per tre dei quali viene indicato il peso, 3.24g, 3.64 g, 4.14 g)
  • http://www.ancient-coin-forum.com/Roman/Carinus.html (3.96g, 23.9mm, 0°)5
  • http://www.coinarchives.com/lotviewer.php?LotID=24718&AucID=26&Lot=730 (2,84 g)
  • http://www.dcatalog.de/argl2/00474h00.htm (7h, 4.19 g)
  • Si noterà come il peso delle monete di riferimento sia molto variabile e compreso tra i 2,84 g e i 4,19 g; se si tiene conto anche dei quattro esemplari riportati in nota 5 si può concludere che il peso poteva oscillare tra i 2,84 g e i 4,60 mentre l'asse di conio poteva essere indifferentemente a ore 12 o a ore 6, ma che una certa tolleranza era consentita attorno a queste due posizioni cardine. Purtroppo il RIC V non fornisce una disamina dettagliata di questi argomenti, particolarmente importanti per la valutazione di autenticità. Il diametro denunciato dal lettore non si discosta in modo significativo dall'ambito di oscillazione degli esemplari disponibili in rete, mentre nulla è dato sapere circa il peso della moneta di figura che, tra i vari parametri, è il più significativo nella monetazione romana. Non resta dunque che l'esame stilistico che ho condotto disponendo sulla stessa pagina la tua moneta e le cinque scaricate dai siti sopra riportati (i diritti di copyright non mi consentono di riprodurre il tutto in questa pagina). Pur con i limiti derivanti dal fatto che non tutte le immagini disponibili in rete sono ugualmente dettagliate, mi pare di poter rilevare nella tua moneta alcune caratteristiche che le monete di riferimento non possiedono:
    1. la lettera S nel rovescio è sempre molto approssimativa e comunque diversa da quella del dritto;
    2. le lettere C, I, T di FELICITAS terminano con degli strani arabeschi verso l'alto;
    3. la figura del sovrano nel rovescio appare realizzata in modo approssimativo;
    4. il contorno che dovrebbe essere perlinato appare invece continuo in diversi tratti.
    In conclusione la moneta non mi convince del tutto, diciamo che non la comprerei se fossi un collezionista.

    Un saluto cordiale.
    Giulio De Florio

    P.S. Considerazioni aggiuntive sono state inserite dopo le note.

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    Note:
    (1)Marco Aurelio Caro fu acclamato imperatore dall'esercito alla morte di Probo nel settembre del 282 d.C. Poco dopo l'ascesa al trono egli conferì il titolo di Cesare ai due figli, Marco Aurelio Carino, l'artefice di questa moneta, e Marco Aurelio Numeriano, rispettivamente di 33 e 28 anni. Nel dicembre del 282 o agli inizi dell'anno successivo le esigenze della guerra persiana costrinsero Caro e Numeriano a partire per l'Oriente, mentre Carino rimase a Roma a curare gli affari di stato e a combattere ai confini gallici. Lungo la strada padre e figlio dovettero sconfiggere i Sarmati e i Quadi in Pannonia prima di poter raggiungere il teatro delle operazioni in Persia. Al momento di attraversare il confine persiano Caro decise di promuovere i figli al rango di Augusti ed ebbe cura di riconoscere al figlio maggiore Carino l'anzianità di comando che, in virtù dell'età, gli era dovuta rispetto al fratello Numeriano. Il Tigri fu attraversato e l'esercito avanzò fino a Ctesifonte facendo un ricco bottino, quando avvenne la singolare disgrazia, un fulmine uccise Caro tra l'agosto e il settembre del 283. Numeriano procedette lentamente sulla strada del ritorno in Europa quando anche lui perì improvvisamente, forse assassinato. Questa versione dei fatti, presentata dal RIC, si discosta dall'altra adombrata in altra pagina di questa rubrica e avanzata dallo storico Kovaliov, secondo il quale alla base delle due morti improvvise ci sarebbe stata la congiura ordita dal prefetto del pretorio Flavio Apro che aspirava al potere. Diocleziano, l'ufficiale di rango maggiore al seguito di Numeriano colse l'occasione della morte del proprio sovrano per uccidere l'infido Flavio Apro e farsi proclamare imperatore dalle truppe. Carino, appresa la notizia della morte del fratello e dell'acclamazione di Diocleziano mosse contro di lui. Sulla strada dovette però reprimere la rivolta di Marco Aurelio Giuliano di Pannonia che sconfisse e uccise in battaglia a Verona verso l'inizio del 285. Lo scontro con Diocleziano si svolse nella primavera successiva a Margus in Moesia, al confine danubiano. Diocleziano fu battuto in battaglia ma, incredibilmente, vinse la guerra perché Carino fu assassinato da un suo ufficiale di cui aveva sedotto la moglie. Le donne del resto avevano rappresentato, sembra, un grosso problema per Carino: secondo il RIC ne avrebbe sposate nove ma dell'ultima delle quali soltanto ci è pervenuto il nome, Magnia Urbica, donna di singolare bellezza che ha lasciato di sé l'immagine nelle monete a lei dedicate.
    (2)IMPerator Caesar Marcvs AVRelivs CARINVS AVGvstvs.
    (3)SAECVLI FELICITAS = la Felicità del tempo. Epoca felice, la definisce Carina, quella che i suoi sudditi per merito suo stavano vivendo.
    (4)Monete con la leggenda del dritto sopra riportata furono prodotte sia dalla zecca di Roma che da quella di Lugdunum. La nostra moneta tuttavia reca la "D" a destra nel campo, segno che fu prodotta dalla quarta delle quattro officine operanti a Lugdunum (i marchi di zecca di Roma erano totalmente diversi). Le altre 3 avevano come marchi le lettere A, B, C.
    (5)Nel sito http://www.ancient-coin-forum.com/Roman/Carinus.html vengono presentati, oltre a quello di riferimento, altri quattro antoniniani di diversa tipologia per i quali sono indicate le caratteristiche fisiche complete:
    3.77g, 23.1 mm, 180°
    3.64g, 24.1 mm, 180°
    4.50g, 21.6 mm, 0°
    4.60g, 23,0 mm, 0°

    Aderendo alla tua richiesta ho letto solo in un secondo tempo la tua disamina di questa moneta, disamina che mi hai chiesto di non visionare se non dopo aver svolto l'analisi di mia pertinenza. La riproduco di seguito senza commenti, limitandomi ad osservare che nell'antichità la moneta circolante di bronzo non sempre era disponibile nella quantità necessaria (capita a volte anche ai giorni nostri) per cui sorgevano a volte delle zecche locali più o meno tollerate che colmavano le carenze. Con questo non voglio dire che questo sia il nostro caso, anche perché non si vede la ragione per cui l'autore del falso avrebbe dovuto sentire la necessità di complicarsi la vita aggiungendo ai caratteri della leggenda gli arabeschi non previsti nei conî originali. Una spiegazione potrebbe essere molto semplicemente che anche in Francia, come è accaduto in Italia, siano state realizzate dall'industria a scopo pubblicitario copie di monete antiche distribuite con le merendine dei bambini.
    Nonostante il venditore sul lungo Senna di Parigi la spacciasse per un vero antoniniano in condizioni "Fior di Conio" io di prima impressione l'ho catalogato come falso ed è per questo che l'ho preso perché mi piace studiare e vedere i falsi. Il diritto mi sembra ben fatto, l'unico dubbio mi sorge guardando lo stacco nella leggenda tra AVR e CARINVS. Comparando altre monete dello stesso tipo noto lo stesso stacco ma meno accentuato, inoltre non mi convince molto la corona radiata,soprattutto il primo raggio in prossimità della "R" di AVR. Il  rovescio è quello che mi ha fatto pensare che la moneta fosse un falso (non è detto che sia un falso recente) , innanzitutto lo stile delle "S", poi l'asta della lancia piegata in prossimità della A di SAECVLI. Inoltre la leggenda finisce lasciando troppo spazio nella parte inferiore destra della moneta e guardando anche altre monete dello stesso tipo ho notato che la scritta "FELICITAS" solitamente ha la F come un punto di inizio sopra la testa di Carino. La moneta comunque soprattutto al rovescio sembra proprio che sia stata fatta per coniazione. Di contro c'è che questa comunque è una moneta molto comune, si può acquistare tranquillamente per un prezzo inferiore ai 30 euro, quindi che senso ha farla?
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