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Roma, Costante e le due Vittorie
17.3.2017
.. da https://www.facebook.com/messages/t/1090201620.
Buon pomeriggio signor Giulio,
le invio queste foto per sapere informazioni su questa Moneta. Vorrei sapere il grado di rarità e il valore.
Il diametro è 16 mm è il peso è di 1.5 gr se la bilancia è giusta.
Non c'è attrazione alla calamita.
Grazie e buona sera.
fig. 1
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Roma, 18.3.2017
Egregio Lettore,
di seguito riporto gli elementi che mi è stato possibile raccogliere sulla moneta di figura:

Æ41, Zecca di Roma, 347-348 d. C., RIC/VIII 100 (pag. 255), indice di frequenza "R2"

Descrizione sommaria (sono indicate in rosso le parti della leggenda usurate o comunque non più leggibili):
D. CONSTANS - P F AVG2. Costante, busto diademato di rosette e foglie d'alloro, drappeggiato e corazzato a destra.
R. VICTORIAE DD AVGGQ NN34, segno di zecca. Due Vittorie affrontate, ciascuna sorregge una corona e una palma.

La ricerca nel web di monete della tipologia di figura non ha dato luogo ad alcun risultato.

Concludo osservando che la moneta di figura, per quanto consentito da una valutazione a distanza, presenta caratteristiche fisiche, generali e di stile comparabili con quelle dei conî d'epoca. La rarità della moneta ha reso impossibile il reperimento di un'altra simile nel web. Quanto al valore non saprei dirle, lo stato della moneta non è eccellente, tuttavia essa è rara e appetibile per un collezionista specializzato.

Un saluto cordiale.
Giulio De Florio


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Note:
(1) Gli AE4 della tipologia in esame possedevano, secondo il RIC, le seguenti caratteristiche fisiche: 1,67g, 15 -16mm.
(2) CONSTANS Pius Felix AVGustus. Costantino I, verso la fine dei suoi giorni, aveva ripartito l'Impero fra i tre figli: Costantino, Costanzo e Costante (Costantino, il primogenito, ebbe Spagna, Gallia e Britannia; Costanzo l'Oriente e l'Egitto; Costante l'Africa, l'Italia e l'Illyricum), mantenendo per sé solamente la penisola balcanica (Tracia, Macedonia e Acaia) e destinandola per testamento ai nipoti Delmazio (la penisola balcanica) e Annibaliano (l'Armenia e la costa del Ponto). Morto Costantino I, mentre fervevano i preparativi della guerra contro la Persia. Costanzo, che al momento si trovava in Mesopotamia, appresa la morte del padre, accorse a Costantinopoli, dove organizzò una rivolta contro i suoi zii e cugini: due fratellastri di Costantino e sette suoi nipoti, fra i quali anche Delmazio e Annibaliano, trovarono la morte. Poi, impadronitosi dei loro possedimenti, tornò in Oriente (338). Mentre la guerra contro i Persiani si trascinava per le lunghe, in Occidente Costantino II, ritenendosi defraudato dei suoi diritti di primogenito, nel 340 invase i territori di Costante ma perì in battaglia ad Aquileia sicché Costante poté unificare sotto di sé tutto l'Occidente mantenendolo unito per 10 anni. Costante, che era favorevole alle decisioni del Concilio di Nicea, con la sua influenza, fece sì che l'arianesimo, il quale aveva ripreso il sopravvento alla fine del regno di Costantino, cedesse di nuovo il campo alla corrente ortodossa della chiesa. Durante il suo regno continuò a sostenere con forza Atanasio, vescovo di Alessandria, nella sua lotta contro l'eresia ariana. Nel 343 convocò un concilio ecumenico a Serdica, nel corso del quale non fu trovato un accordo tra i vescovi di Occidente e Oriente. Questi ultimi presto rifiutarono di continuare gli infruttuosi dibattiti e si ritirarono a Filippopoli, dove Costanzo era al comando. Ciascuna parte sconfessò l'altra e scomuniche furono decretate reciprocamente da entrambe le parti. La scissione tra Oriente e Occidente non era solo sulla questione dottrinale, ma anche sulla supremazia del Papa sul resto della Chiesa. I vescovi orientali si rifiutarono risolutamente di ammettere che, alla base delle divergenze, ci potessero essere, dopo tutto, delle motivazioni politiche. Alla fine, Costante esercitò un’intensa pressione diplomatica sul fratello per consentire il ripristino nella loro sede dei vescovi ortodossi che erano stati spostati. Nel 345 la morte di Gregorio di Alessandria permise a Costanzo di invitare Atanasio a tornare nella sua diocesi, e per gli ultimi tre anni del suo regno, Costante sembrò avere imposto l'ortodossia nei domini di suo fratello. L'aggressivo cristianesimo di Costante portò all’inizio del suo regno a misure contro ebrei, pagani e trasgressori della morale. Non vi è tuttavia alcuna indicazione nella sua legislazione superstite che questo zelo continuasse dopo il 342, infatti molti pagani illustri servirono alle sue dipendenze. Il rapporto di Costante con l'aristocrazia romana potrebbe essere stato compromesso da una prassi amministrativa dei suoi ultimi due anni, quella di assegnare la carica di Prefetto della Città di Roma e la Prefettura del pretorio d'Italia e d'Africa congiuntamente ad un illustre funzionario orientale piuttosto che concedere la Prefettura urbana, come prima, ad un nobile romano. La caduta di Costante fu improvvisa e totale. Lo spirito guida della cospirazione sembra essere stato Marcellino che, nelle funzioni di "comes Largitionum", era posto alle dipendenze dirette del principe e lo assisteva nella concessione dei donativi e degli stipendi alle truppe, funzione assai delicata che assicurava al principe la fedeltà delle truppe. La corte era in quel momento a Autun nella Gallia, dove Costante si trovava per la caccia. Marcellino aveva dato una festa di compleanno per il figlio e, nel corso di questa, Magnenzio, capo della guardia personale dell'imperatore, apparve all'improvviso in abito imperiale, acclamato dagli ospiti, molti dei quali erano alti ufficiali. La gente di Autun e l'esercito rapidamente seguirono l'esempio dei cospiratori e Costante, abbandonato da tutti, dovette darsi alla fuga. Egli fu però inseguito, catturato ed ucciso dalle truppe guidate da Gaiso, che fu ricompensato per il suo intervento con il consolato del 351. La singolare unanime convergenza di funzionari civili, esercito e gente comune testimonia l’impopolarità di Costante presso tutte le classi sociali. Può anche darsi che egli sia caduto vittima di una certa fedeltà residua alla memoria di Costantino II. Magnenzio non fu mai riconosciuto da Costanzo e il suo imperio durò sino al 353 quando, avuto la peggio nella guerra contro Costanzo II, piuttosto che arrendersi, preferì il suicidio. A questo punto Costanzo II rimase unico sovrano di tutto l'impero romano sino al 3 novembre del 361 quando morì per cause naturali [testo ripreso da Ric VIII, pag. 9 e dal Kovaliov]. Per un profilo biografico di Costante rimando al sito http://en.wikipedia.org/wiki/Constans.
(3) VICTORIAE DD AVGG Q NN. La leggenda del rovescio va letta, secondo Seth Stevenson, "VICTORIAE Dominorum AugustorumQue Nostrorum", quindi le Vittorie dei nostri Signori (Dominorum) ed Augusti. La tipologia monetale in esame fu battuta, secondo il RIC, nel periodo 347-348, sia nel nome di Costante (CONSTANS - PF AVG) che in quello di Costanzo (CONSTANTI-VS PF AVG) utilizzando segni di emissione diversi.
(4) Il segno di zecca si compone di tre parti, il nominativo di zecca "R" che sta per Roma, la lettera "ε" che identifica l'officina monetale (quinta di cinque al tempo attive nella zecca), la foglia d'edera e il punto, segni di emissione propri dell'imperatore Costante.
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