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Dupondio, Faustina Maggiore e il sellisternio
4.6.2018
Salve Giulio, volevo maggiori delucidazioni su questo tipo di moneta che è un asse del peso di 12,70 gr per 27mm di diametro...
viene definita molto rara per via del pavone sopra e non sotto la sedia....
vista la sua conoscenza in materia, ci sono riscontri riguardo la sua effettiva o meno rarità?
Grazie e scusi il disturbo.
fig. 1
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Duisburg, 15.6.2018
Egregio Lettore,
di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura:

Dupondio1, zecca di Roma, 139-141 d. C., RIC III 1094 (pag. 160), indice di rarità "S".

Descrizione sommaria (sono indicate in rosso le parti della leggenda usurate o comunque non più leggibili):
D. FAVSTINA AVG AN-TONINI AVG PII P P2. S C in esergo. Faustina Maggiore, busto a destra drappeggiato, capelli raccolti sopra la testa.
R. IVNONI - REGI-NAE3. "Sella"4 di fronte, sopra pavone con la ruota stante a destra e di lato, a destra, scettro verticale5.

La ricerca nel web di dupondi della tipologia di figura ha dato luogo ad un unico risultato, la moneta di figura:

  1. http://www.tinianumismatica.com/product/dupondio-pulvinar-di-giunone-ric-1094-estremamente-rara/ Dupondio pulvinar di Giunone, RIC 1094 – Estremamente rara 200,00€ Descrizione prodotto: Faustina I, Dupondio, 139-141, Roma, RIC 1094 12,70g – 27mm D/ FAVSTINA AVG ANTONINI AVG PII P P; busto drappeggiato a destra. R/ IVNONI REGINAE; S C (esergo); il pulvinar di Giunone, con sopra un pavone, con a destra uno scettro. qBB, R3.
Concludo osservando che la moneta di figura, certamente piuttosto rara, presenta caratteristiche fisiche, generali e di stile non difformi da quelle delle monete d'epoca presenti nel web. .

Un saluto cordiale.
Giulio De Florio
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Note:


(1) Dupondio (oricalco). Come noto, il dupondio si distingue dagli assi per il peso leggermente superiore (di 2/3 grammi) e per la presenza della corona radiata sulla testa del sovrano. I dupondi delle imperatrici mancano però dell'elemento distintivo della corona radiata. Nell'antichità i dupondi si distinguevano comunque dagli assi per il colore, rosso quello degli assi, ma oggi, ricoprendo la patina gli uni e gli altri, la distinzione è affidata soltanto alla differenza di peso. Secondo BMC IV, il dupondio di Antonino Pio pesava 12,82g (media su 156 esemplari). Stante il suo peso di 12,70g, la moneta in esame possiede caratteristiche fisiche nella norma ed è da considerarsi un dupondio piuttosto che un asse..
(2) FAVSTINA AVGusta ANTONINI AVGusti PII Patris Patriae (Faustina Augusta di Antonino Pio Padre della Patria). Riferisce lo Stevenson (v. link) che Anna Galeria Faustina, nota anche come Faustina I o Faustina Maggiore (o Faustina Madre), nacque a Roma nel 105 d.C., sotto il regno di Traiano. Era figlia di Marco Annio Vero, uomo di rango consolare, prefetto di Roma, nonno paterno di Marco Aurelio (v. albero genealogico cliccando qui). Avendo sposato Antonino Pio da privato cittadino, ricevette dal Senato il titolo di Augusta poco dopo la morte di Adriano, quando Antonino fu investito del titolo di Pio. Ella morì nel terzo anno di regno del marito (141 d.C.), all'età di 36 anni, ebbe due figli e due figlie di cui la più famosa è Faustina Minore che andò sposa a Marco Aurelio, suo cugino di 1° grado. Di Faustina madre si conservano varî ritratti con la tipica acconciatura (alta crocchia di trecce sulla sommità del capo). Il suo ricordo fu affidato, oltre che al grande tempio ancora esistente sulla Via Sacra (v. link), alla benefica istituzione delle "Puellae Faustinianae", fondata da Antonino in ausilio delle fanciulle orfane.
(3) IVNONI REGINAE. La leggenda del rovescio va letta congiuntamente a quella del dritto ad indicare la dedica che Faustina Augusta rivolge a Giunone Regina.
(4) Sul rovescio della moneta è raffigurato il sellisternio (v. BMC IV pag. lii). Il sellisternio o solisternio (v. link) era un banchetto rituale che veniva offerto alle dee dell'antica religione romana. Era una variante delle teossenie greche ed era considerato una forma di rito "greco" in onore di alcune dee romane che si pensava fossero originarie della Grecia, o con derivazioni chiaramente greche. Nel tradizionale lettisternio romano (detto pulvinar), le immagini delle divinità presenti, di solito maschili, erano distese sui divani insieme all'anfitrione e agli invitati di sesso maschile. Nel sellisternio, le dee presenti erano sedute su sedie o panche ("sellae" in latino), insieme alla padrona di casa e alle invitate esclusivamente donne. Un sellisternio della Magna Mater faceva parte dei ludi Megalesi della dea; una raffigurazione del suo tempio sull'Ara Pietatis augustea mostra probabilmente il suo sellisternio, comprendente Attis, il suo castrato consorte. Dopo il grande incendio di Roma del 64 d.C., si tenne un sellisternio per propiziare Giunone. Durante i giochi secolari si teneva un sellisternio per Giunone e Diana e, secondo Macrobio, un banchetto degli dèi seduti faceva parte del culto di Ercole all'Ara Maxima. Dunque il rovescio della moneta rappresenta il sellisternio offerto dall'imperatrice Faustina nella sua qualità di moglie del Pontefice Massimo in onore di Giunone, la regina degli dei. Sulla "sella" o accanto alla "sella" di Giunone sono disposti i suoi attributi, lo scettro della maestà e il pavone, l'uccello preferito di Giunone.
(5) Giunone è molto spesso rappresentata sulle monete insieme al suo animale preferito, il pavone, simbolo della concordia coniugale. Il pavone si collega al mito di Argo che di seguito riassumo: "Giove, per sedurre Io, si era trasformato in una nube e con essa aveva avvolto la terra, poi aveva trasformato Io in una giovenca allo scopo di celare l'infedeltà coniugale. Ma Giunone, sospettosa, dopo aver visto la terra tutta avvolta dalla nube, era scesa sulla terra a controllare e aveva trovato Giove in compagnia dell'animale. Il trucco non poteva bastare ad ingannare la dea che astutamente aveva chiesto a Giove di poter avere in dono la giovenca, dono che Giove non avrebbe potuto negarle senza ammettere l'infedeltà. Ottenuto l'animale, Giunone l'aveva affidato ad Argo, il mostro dai cento occhi, con l'incarico di custodirlo. L'idea era che, tra i suoi cento occhi, Argo ne avesse almeno uno sempre aperto e quindi nemmeno il sonno avrebbe potuto impedirgli di esercitare il controllo. Giove a questo punto, per riprendersi Io, aveva inviato sulla terra Mercurio che, trasformatosi in pastore, aveva addormentato il vigile Argo raccontandogli la storia di Pan e Siringa, e poi lo aveva decapitato. Giunone per ripagare Argo del suo sacrificio gli aveva prelevato gli occhi e li aveva trasferiti sulla coda del pavone, il suo animale preferito, dove ancora oggi si possono osservare. Per il mito di Io rimando al sito: http://www.iconos.it/le-metamorfosi-di-ovidio/libro-i/giove-ed-io/.
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