Cosa ci si aspettava dall'oracolo

I pellegrini si rivolgevano all'oracolo per ricevere consigli di vita pratica.

Abbiamo già visto la storia di Periandreo, tiranno di Corinto, che si rivolse al Necromandio di Efira per interrogare lo spirito della moglie morta e sapere dove avesse riposto, da viva, il tesoro che il marito le aveva affidato.

Un esempio illustre di pellegrinaggio ad un oracolo fu quello effettuato dai Romani che, dopo la sconfitta di Canne, nel 216 a.C., inviarono a Delfo un ambasciatore, Quinto Fabio Pittore, per interrogare l'oracolo di Apollo e sapere "con quali preghiere e sacrifici potevano ingraziarsi gli dei e quale sarebbe stata la fine di sì grandi sventure".
Un altro esempio, tratto dalla vita di tutti i giorni, è invece  la tavoletta bustrofedica (v. etimologia) di bronzo (a destra nella foto), conservata, insieme ad altre dello stesso tenore, presso il museo archeologico di Ioannina, nella quale un certo Hermone, attorno alla fine del 6° secolo a.C., chiedeva all'oracolo dei vivi di Dodona a quale dio potesse appellarsi perché sua moglie Kretea generasse dei figli servizievoli, oltre a quelli che già aveva.
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